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Giuseppe Fava detto Pippo (Palazzolo Acreide, 15 settembre 1925 – Catania, 5 gennaio 1984) è stato scrittore, giornalista e drammaturgo, oltre che saggista, sceneggiatore e pittore. Fu un personaggio carismatico, apprezzato dai propri collaboratori per la professionalità e il modo di vivere semplice. Ha collaborato con diverse giornali tra cui Sport Sud, La Domenica del Corriere, Tuttosport e Tempo illustrato di Milano. Nel 1956 viene assunto dall'Espresso sera, di cui fu caporedattore fino al 1980. È stato direttore responsabile del Giornale del Sud creando un gruppo redazionale di giovani cronisti come il figlio Claudio, Riccardo Orioles, Michele Gambino, Antonio Roccuzzo, Elena Brancati, Rosario Lanza, che l'avrebbero seguito nelle successive esperienze lavorative. Nel novembre 1982 fonda il mensile I Siciliani, secondo giornale antimafia in Sicilia. Teatro, cinema e radioLa sua prima opera teatrale, Cronaca di un uomo, è datata 1966 e ha vinto il Premio Vallecorsi. Nel 1970 La violenza conquista il Premio IDI e dopo la prima al Teatro Stabile di Catania è portata in tournée per tutta l'Italia. Nel 1972 inizia la sua collaborazione con il grande schermo, con la trasposizione cinematografica del suo primo dramma: La violenza: Quinto potere, diretto da Florestano Vancini. Nel 1975 il suo primo romanzo, Gente di rispetto, è messo in scena da Luigi Zampa. Il film Palermo or Wolfsburg, di Werner Schroeter tratto dal suo romanzo Passione di Michele di cui ha curato la sceneggiatura, ha vinto l'Orso d'oro al Festival di Berlino nel 1980. È stato ucciso nel gennaio 1984 e per quel delitto sono stati condannati alcuni membri del clan mafioso dei Santapaola. È stato il secondo intellettuale ad essere ucciso dalla mafia dopo Giuseppe Impastato (9 maggio 1978). Alle ore 22 del 5 gennaio 1984 Giuseppe Fava si trovava in via dello Stadio e stava andando a prendere la nipote che recitava in Pensaci, Giacomino! al Teatro Verga. Aveva appena lasciato la redazione del suo giornale. Non ebbe il tempo di scendere dalla sua Renault 5 che fu freddato da cinque proiettili calibro 7,65 alla nuca. Inizialmente, l'omicidio venne etichettato come delitto passionale, sia dalla stampa che dalla polizia. Il 28 dicembre 1983, sette giorni prima di essere ucciso, rilascia la sua ultima intervista a Enzo Biagi nella trasmissione Filmstory, di Rai Uno: «Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. I mafiosi stanno in Parlamento, i mafiosi a volte sono ministri, i mafiosi sono banchieri, i mafiosi sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Non si può definire mafioso il piccolo delinquente che arriva e ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale, questa è roba da piccola criminalità, che credo abiti in tutte le città italiane, in tutte le città europee. Il fenomeno della mafia è molto più tragico ed importante… » |
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